domenica, settembre 24, 2006

Risposte stimolanti da tutor accomodanti

Dear Giovanni,

You will normally need the TOEFL results before you would
start your PhD studies with us. It is not required at the
application stage.

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Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: «Guai a voi, anime prave!

Non isperate mai veder lo cielo:
i' vegno per menarvi a l'altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e 'n gelo.

E tu che se' costì, anima viva,
pàrtiti da cotesti che son morti».
Ma poi che vide ch'io non mi partiva,

disse: «Per altra via, per altri porti
verrai a piaggia, non qui, per passare:
più lieve legno convien che ti porti».

E 'l duca lui: «Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare».

sabato, settembre 23, 2006

Tea + milk

Alla ricerca disperata di un dottorato internazionale potrebbe capitare anche a voi di incappare nel bando di qualche scuola inglese, come ad esempio la University of Southampton.
Questa bizzarra università, 5ta in ranking fra le università del Regno Unito, vi permetterà di iscrivervi ad uno dei suoi dottorati esclusivamente a patto di passare per il famigerato Postgraduate Application Pack, ovvero una serie di moduli in cui bisognerà fornire le informazioni vitali a garantire la tua adeguatezza in suddetto luogo.

Andiamo a vedere nel dettaglio, ad esempio, di quali informazioni assolutamente necessarie abbisognano, per i loro altissimi criteri di selezione: nella sezione 7 si può leggere

"La tua domanda non potrà essere presa in considerazione senza questa informazione. Per cortesia presta attenzione alle note guida quando completi questa sezione.

Nazionalità:
Paese di nascita:
Nazionalità dei genitori:
Paese di residenza permanente:
La data del primo ingresso nel Regno Unito:
Dichiarare il luogo e lo stato di residenza durante i tre anni precedenti alla domanda:"

È chiaro come i lungimiranti inglesi applichino criteri di selezione basati unicamente sul merito e sulla purezza del sangue del candidato, come si può evincere anche dalla sezione "Confidential: Ethnic Origin Form"; in tale sezione bisogna dichiarare il gruppo etnico di appartenenza: bianco irlandese, nero caraibico, asiatico pakistano, meticcio, e via dicendo.
Sono veramente colpito dall'eleganza e dalla flemma con cui gli Inglesi manifestano il loro sottile senso di superiorità sulle altre razze, da veri illuminati.

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Tipico salotto inglese, tipica famiglia inglese, un tipico pendolo inglese scocca cinque tipici rintocchi, una tipica colf versa il tipico tea e lo serve nel tipico servizio di tazze, ed il tipico marito inglese esclama, rivolto verso la tipica moglie in tipico accento inglese:
"Sai cara, quanto è vero che ho il culo incrostato di merda, giacché non conosco la funzionalità del bidet..."
E lei, tipicamente:
"Ma caro... fai come me... usa le tendine della finestra del bagno, quelle in tessuto..."

lunedì, settembre 18, 2006

Chiarimenti

È opportuno che esprima un po' meglio il mio pensiero riguardo a certe tematiche su cui sono stato spesso frainteso in questi giorni.

Tanto per iniziare io NON amo NÈ tantomeno simpatizzo per i mussulmani, specie per gli integralisti islamici.
In particolare gli integralisti mi fanno vomitare, di qualsiasi confessione di massa essi facciano parte.
Il Corano lo tengo assieme ai Vangeli e la Bibbia nello stesso scaffale dove tengo Harry Potter, Tolkien, e tutto il FANTASY in generale.
Trovo stupido strutturare questioni politiche in base alla mitologia (tra l'altro, mitologia per mitologia, preferisco i Miti Greci ai Vangeli o al Corano), eppure anche se io lo trovo stupido, oggigiorno ci sono tante guerre in atto che hanno come motivazione ufficiale l'interpretazione di alcuni passi dei cosiddetti testi sacri.

Ciò che mi infastidisce però è la mistificazione della realtà e i tentativi di plasmarla fino a sostenere posizioni retoriche riassunte bene nella domanda manifesto "perché quelli possono dire quello che vogliono e invece noi li dobbiamo rispettare?"
Innanzitutto perché noi fortunatamente siamo laici e democratici (laicità e democraticità su cui ci sarebbe da discutere tanto), ed in fondo sarebbe questo l'unico "bene" che siamo in grado di esportargli (e non è una cosa da farsi a suon di bombe).
Poi perché se loro si trovano in una zona di guerra e geopoliticamente calda da generazioni È COLPA NOSTRA che abbiamo rotto le palle in tutte le salse, e non si può dimenticare da un giorno all'altro che lì passava un muro virtuale che divideva il mondo in due parti, e lì si è giocata e si gioca tutta la questione energetica.

Solo in Italia la guerra fredda ha fatto un numero di morti paragonabile a quello di una guerra in tutto e per tutto (migliaia di morti e feriti), e questo perché ci si trovava in sandwich tra i vari blocchi e su di noi sfogavano gli equilibri di Yalta e la Questione Palestinese; figuriamoci a cosa ha portato lì!!!

Li abbiamo fatti incazzare, e adesso ci indignamo e meravigliamo che interpretino ogni nostro insulto come una "questione d'orgoglio". Chi non vede questo è cieco.

Tuttavia la mia razionalità mi impone una responsabilità che è quella di dire che l'integralismo islamico è l'espressione più imbecille possibile di inciviltà, e altro non è che esattamente ciò di cui ha bisogno l'America ed Israele per perpetuare il regime di guerra permanente in cui hanno gettato il Medio Oriente. I mussulmani integralisti di oggi non sono altro che pesci che abboccano all'amo americano, e spesso sono finanziati e sovvenzionati da chi tiene la canna da pesca (che non pensa ad altro che ad una grigliata mista!).

E allora ecco che l'intervento di quell'imbecille di Ratzinger è da vedere nell'ottica integralista, atto ad inasprire l'inaspribile; ma del resto altro non ci si poteva aspettare: come hanno detto giustamente i vertici di Theran il cambio di pontificato si è rivelato per quello che è, ovvero un pericoloso cambio di cultura cattolica.

Senza perdere tempo a strumentalizzare stragi messe in atto da Al-Quaeda e finanziate dalla CIA (c'è e ci sarà sempre se non Oriana Fallaci qualcuno che lo farà per lei), mettendo un po' da parte la retorica, bisogna evitare amenità quali la contrapposizione ideologica Maometto-Cristo.

A questa gente non gli si può rispondere con "Cristo".
Anche perché, come dice Luttazzi, se la risposta è "Cristo" la domanda è sbagliata!

L'unica risposta ragionevole, se si volessero realmente risolvere i problemi, è la LAICITÀ.
Non si possono contrapporre due idee religiose e poi portare la contrapposizione sul piano politico: ognuno ha il diritto di vivere la propria spiritualità, ma si può fare in modo, con una corretta laicizzazione, che ogni pensiero religioso non leda gli altri.

"Viva i paradisi di vergini da fottere;
mi farei esplodere... ma... per grandi zoccole!"
Epocalisse - Caparezza

sabato, settembre 16, 2006

Noi siamo i morti

L'altro giorno mi sono ritrovato fra le braccia la mia ragazza che mi piangeva addosso.
Disperata.
Disperata dai ricatti che subisce a causa delle sue non-felici condizioni economiche.
Dei ricatti sottili subiti nel luogo di lavoro.
Dell'impossibilità di sfruttare finanziamenti che esistono per sovvenzionare i giovani laureati della nostra Sardegna, a causa della mancanza di "voglia" ed incapacità da parte del suo corpo docente. Anche a causa della baronìa e dei giochi di potere più grandi di qualsiasi entusiasmo ed ideale giovanile.

Noi siamo i morti, siamo una generazione sotto ricatto, una generazione che urla e si dimena per avere cose che ci hanno sempre garantito rientrano nei nostri "diritti", ma ha perso la voce ed ora urla muta.
Noi siamo i morti, persone che non sanno cosa faranno domani, e domani non sapranno cosa faranno dopodomani, e che quando denunciano tutto questo ricevono solo mezzi sorrisi e parole prive di comprensione.
Noi siamo i morti, siamo quelli a cui hanno insegnato che le regole si possono violare a patto di barattare se stessi. I morti cullati nell'illusione che gli sforzi per migliorarsi nel percorso di crescita personale avrebbero potuto un giorno concederci un respiro più lungo di qualche secondo, e magari un po' di pace.
Noi siamo i morti, vittime di una guerra in cui siamo disarmati ed innocenti, senz'altro che le nostre mani vuote da girarci e rigirarci, in attesa che dopo aver versato tanto, si riempiano di qualcosa.
Noi siamo i morti, ed è inutile ripetersi che tutto andrà bene, perché tutto non va, e siamo stanchi delle parole, siamo stanchi che ci dicano che siamo fortunati senza alcun motivo.

Le ho ripetuto tante volte che tutto andrà bene, ma in realtà siamo solo morti senza futuro.

<< Questo non è rock 'n' roll: questo è GENOCIDIO... >>
Diamond Dogs - David Bowie

<< Spaccheranno la tua testolina, e la riempiranno di aria;
ti diranno che hai 80 anni, ma fratello, non te ne preoccuperai.
Ti arrampicherai su qualsiasi cosa, domani non arriverà mai.
Attento alle barbare fauci del 1984 >>
1984 - David Bowie

<< "Ma come posso fare a meno..." piagnucolò "come posso fare a meno di vedere quello che ho davanti agli occhi? Due più due fa quattro."
"A volte, Winston. A volte fa cinque, a volte tre. A volte fa cinque, quattro e tre contemporaneamente. Devi sforzarti di più. Non è facile diventare sani di mente." >>
1984 - George Orwell

<< "Noi siamo i morti" disse Winston.
"Noi siamo i morti" gli fece docilmente eco Julia.
"Voi siete i morti" disse una voce metallica alle loro spalle. >>
1984 - George Orwell

Frau Oriana the Agitator

Ieri è morta Oriana Fallaci.
Ho pensato a lungo se dedicare un post o meno ad una persona e personalità del genere, ma alla fine, senza entrare nello specifico ho deciso di dedicare alcune riflessioni al riguardo.

Innanzitutto un intellettuale si fa carico della cosiddetta responsabilità intellettuale, che è ciò che obbliga sempre a scrostare la patina di superficialità ed andare oltre al pelo dell'acqua della verità; lo obbliga inoltre a soppesare ogni parola e concetto in quanto possiede l'arma comunicativa della logica dalla parte del manico, e non può permettersi di lanciare fendenti irrazionali in ogni direzione.
Da questo punto di vista non considero Oriana Fallaci un'intellettuale, in quanto nei suoi libri (dell'ultimo periodo) vi ho sempre letto presupposti pregiudiziali, superficiali e deboli, ben argomentati (questo va ammesso, naturalmente) fino a conclusioni però strampalate, irrazionali ed illogiche.
Quel che è peggio forse è che il bacino di idee in cui si muove è condiviso da gran parte del "popolino ignorante", e decisamente è già di per se un buon motivo per cui non ha la mia stima.

Basandomi inoltre esclusivamente sulle ultime dichiarazioni, il quadro che salta fuori è a dir poco sconcertante: provocazioni fini a se stesse, deliri di violenza, rivendicazione di una Ragione (con la R maiuscola) più vicina alla metafisica che alla logica del reale.

Insomma, mi chiedo se sia morta di malattia o se l'abbiano dovuta abbattere durante una crisi idrofobica.

Certo dovrei informarmi meglio sulla produzione precedente alla malattia, che a detta di tutti è anche quella più scevra dai vaneggi violenti, razzisti e classisti, appena avrò un po' di tempo leggerò qualcosa di suo.

Generazione post-"nO fUTurE"

Il disagio è.
Non è un qualcosa che si può combattere, ma ormai è radicato nella società e nell'individualità; fino a qualche decennio fa si poteva maturare la consapevolezza del "no future", ovvero un ritorno all'animalità di fatto.
Una delle più grandi conquiste dell'uomo fu la scoperta della coltivazione della terra, che da nomade gli ha regalato stabilità. Dal momento in cui ha potuto localizzarsi, ha AVUTO LA POSSIBILITÀ DI PROGETTARE LA PROPRIA VITA, e di costruirsi un futuro. Da animale nomade è diventato UOMO.
Fine anni '70, ci riappropriavamo della consapevolezza di NON AVERE FUTURO, di aver perso ogni radice e stabilità, e di fare del disagio la nostra bandiera.
Oggiogiorno non c'è nemmeno più questa consapevolezza, ma è rimasta soltanto l'abitudine al "no future".
Nasciamo e cresciamo e ci sviluppiamo in un costante eradicamento da qualsiasi forma di stabilità, e l'abbandono della vita adolescenziale è segnato dall'ingresso in un tunnel di punti interrogativi, senza via d'uscita.
Spesso ci si abbandona senza nemmeno la consapevolezza di trovarcisi, in quel tunnel.
Dall'oggi al domani, non sappiamo come sarà fatto il domani, ogni giorno viviamo la sensazione estesa addirittura ai sensi; oggi ho la vista o l'udito, magari tra dieci minuti non vedrò più le stesse cose, o non vedrò più: tutto diventa futile e prezioso allo stesso tempo: prezioso perché è unico, futile perché è solo un cumulo di esperienze uniche ma prive di senso.
Siamo ritornati nomadi, senza radici, senza niente se non noi stessi, ognuno con il proprio disagio, che ci accompagna in una continua deriva senza progettualità.
E naturalmente il nostro cumulo di attimi senza futuro.

"Nell'anno del barbone, la stagione della puttana,
Sashay sulla passerella, si affretta verso il Fossato.
Solo un'altra canzone sul futuro, solitaria e un po' kitsch.
(Ci sarà da soffrire) prova e svegliati domani."
Diamond Dogs - David Bowie

mercoledì, settembre 13, 2006

L'autunno è quasi arrivato

Mai come in questo periodo siamo stati in Tarda Estate.
Domenica suoneremo in una rassegna di cui non sappiamo ancora nulla.

Appena è pronto il volantino lo posterò.

Modifica: ECCOLO QUA!



Rettifico: non è una rassegna ma un concerto dei Sanisickation e noi siamo ospiti assieme ai Save Energy.
Ci vediamo lì!

lunedì, settembre 11, 2006

Tarda Festa dell'Unità (2)

Ho vinto una cena per due al Bar Sport di Cortoghiana, alla lotteria della Festa dell'Unità, biglietto AD65.

domenica, settembre 10, 2006

Tarda Festa dell'Unità

Ai Tarda Estate di Iglesias il compito di proseguire col concerto organizzato in p.zza Asquer a Gonnesa (Ca) per la Festa de l’Unità, a seguito dei gonnesini Misfire. Chissà, complice un pubblico eccessivamente freddo (faccio mea culpa…), complice un service a tratti allucinante, che confonde i suoni in spia con quelli in uscita tanto per dirne una, complice una scaletta a dir poco monolitica nella distribuzione dei brani proposti, l’esibizione dei nostri non si fa purtroppo ricordare come una delle migliori. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto il posto in cui si è svolto il concerto. Immaginate un palco montato da una parte della strada, con traffico ovviamente bloccato, e il pubblico dall’altra parte della strada. Questo per rendere l’idea della freddezza delle persone presenti; non sono bastati i ripetuti inviti di Marco (voce, tastiere, basso e chitarra in alcuni brani) per far avvicniare le persone al palco, e neanche il salto che ha fatto per scendere giù nella strada, salvo poi saltarmi letteralmente addosso e trascinarmi a ballare con lui durante l’assolo di "Freewill" dei Rush. Niente di tutto questo. Per tutta la durata del concerto il gruppo si è trovato a dover interagire con i pochi presenti vicino al palco e nulla più. I nostri cominciano proponendo una cover di Bowie, "Changes", come sempre abbastanza ben riuscita, che mette in mostra fin da subito come uno dei punti a favore della musica dei Tarda Estate siano i cori di Marco Usai (chitarra) e Gianluca Tocco (basso), come avranno modo di dimostrarci anche nei pezzi che seguono. A seguire un "blocco di pezzi nostri", come è stato definito da Marco nella presentazione. Questa scelta, cioè proporre 6 pezzi propri di seguito, essendo tra l'altro non propriamente di facile ascolto e anche abbastanza tecnici e intricati se vogliamo, ha penalizzato senz'altro il gruppo, già partito in retromarcia per i motivi elencati sopra. Comunque, i pezzi sono molto belli, ben suonati e molto ben arrangiati; anche il nuovo strumentale Bossa Estate, pur discostandosi dell'ormai celebre "finto prog educato" dei nostri, rientra nella mentalità dell' "intrippo" del gruppo.. e poi, come ha detto Marco, è un pezzo per ballare. Continuando nella loro opera di incasinamento del pubblico presente, i TE propongono ora, sempre per bocca di Marco, "un blocco di cover dei Rush", giganti del prog rock anni '70, grande fonte di ispirazione del gruppo. Qui si notano le prime difficoltà: i ragazzi sul palco hanno difficoltà a sentirsi, a causa della pressochè totale assenza di casse spia, e cercare di seguire gli altri solo a sguardi o guardando come mettono le mani, è una cosa davvero difficile! Si prosegue con un pezzo "a tema", quello impegnato se vogliamo: "Odore di polvere da sparo" di Battiato, il cui testo parla della guerra a cui è seguita la creazione dell'oleodotto di Baku, conclusasi nel 2005 (fatto al quale non è stata data alcuna rilevanza dai media italiani...). A chiudere la rilassante "Galapagos" degli Smashing Pumpkins e la trascinante "Walk this way" degli Aerosmith, forse l'unico pezzo che riesce un po' a trascinare il pubblico, che a fine concerto resta un po' sconcertato per la proposta musicale certamente NON mainstream dei Tarda Estate. In conclusione, un concerto discreto, certamente non negativo, ma senz'altro chi segue il gruppo ha visto di meglio. Da segnalare: oltre ai miglioramenti tecnici di tutti i componenti del gruppo, una costante volontà di rinnovare e riarrangiare i pezzi di continuo, per cui si può avere qualche difficoltà, dopo un solo concerto, a riconoscere un pezzo scritto da loro. Blavi!


SCALETTA COMPLETA:

David Bowie - Changes

Tarda Estate - Giglio
Tarda Estate - In un Respiro
Tarda Estate - Persone disgustose
Tarda Estate - Fino al Cannibalismo
Tarda Estate - Indaco in Tarda Estate
Tarda Estate - Bossa Estate

Rush - Show Don't Tell
Rush - Free Will
Rush - Natural Science

Franco Battiato - Odore di Polvere da Sparo
Smashing Pumpkins – Galapogos
Aerosmith - Walk This Way


Recensione di Enrico Meloni

Zen

Per noi che veniamo da generazioni di paura, credo che la sfida più grossa sia stata quella di vivere un'adolescenza dignitosa.

lunedì, settembre 04, 2006

Nniennte (2)

"Le montagne rimangono ferme, le lumache si muovono sempre!"

Antonio Secci

domenica, settembre 03, 2006

L'applauso è tutto per voi


In ordine da sinistra: Leandro Misuriello, Santi Pulvirenti, Adriano Muraria.
Un ottimo concerto, Leandro: sei stato davvero grande.
Spero che Adriano Muraria e le altre vittime dell'incidente guariscano presto e completamente.

sabato, settembre 02, 2006

Recensione di The Passion of the Christ

Corre l'anno del Signore 2004, e 9 anni sono trascorsi dal secondo film di Mel Gibson come regista (Breaveheart); provate ad immaginare una scena di questo tipo: Gesù comodamente seduto a casa sua, davanti al televisore, che guarda "The Patriot"; una scena truculenta ogni 20 secondi...
Poi al notiziario scopre che Mel Mad-Max Gibson ha deciso di girare un film sulla Passione... BRRRRRRR!!
Chissà come si dev'essere sentito in quel momento...
Il film non è altro che un collage di eventi estrapolati in modo assolutamente soggettivo dai vari Vangeli (sacri ed apocrifi) rappresentati secondo la loro interpretazione LETTERALE (quella ormai rifiutata persino dalla Chiesa Romana, tanto per intenderci), ai quali fanno da collante narrativo una miscela di eventi fantastici (inventati di sana pianta da una "maga visionaria" del '900, rifiutati anch'essi dalla Chiesa) e di vicende completamente rielaborate dallo stesso Gibson (visti i suoi precedenti direi che rispettano comunque il suo gusto personale).
Il film ha la qualità di coinvolgere lo spettatore nella "passione" durante il corso delle ultime 12 ore di vita del Cristo, ma chiaramente la passione non è generata dal coinvolgimento emotivo bensì dalla vera e propria sofferenza dello spettatore, la cui intelligenza è offesa dalla truculenza splatter & gore, la retorica non lontana dal riferimento cartoonesco o fumettistico, e la falsificazione storica; in altre parole è un film che spesso degenera nella cosiddetta autopunizione cinematografica dello spettatore flagellante, che spera così di scalare le vette del Purgatorio ed espiare i propri peccati.

Trama:
Per chi non conoscesse la trama (ahah!), la vicenda comincia nel Getsemani, Orto degli Ulivi.
Gesù piange e suda sangue.
Nell'interpretazione canonica questo prelude la Passione ed il Martirio, ovvero Cristo è lacerato dalla consapevolezza di dover affrontare lo strazio, e la sofferenza è tale da essere simbolicamente individuata nel pianto e nel sanguinamento sincretizzati in un unico atto che dà il drammatico avvio alla Passione.
Visto il seguito del film, e constatato che Gesù perderà almeno 200 litri di sangue, capiamo invece il vero motivo per cui gli sprizza sangue dagli occhi e dai pori: poiché un corpo umano non contiene più di 6 litri di sangue, ecco che tutto risulta assolutamente chiaro! Gesù non sta piangendo: a Gesù stanno sprizzando i 194 litri di sangue in eccesso dagli orifizi del corpo! È un problema di pressione!
Poco lontano compare una sorta di Marylin Manson (Satana negli intenti del regista), che da questo momento in poi avrà il ruolo per nulla velato di tentatore nei momenti più cupi della Passione.
Simbolicamente il Maligno è individuato da tale essere, sessualmente ambiguo, e (come nell'iconografia classica) da serpi, spiritelli fanciulleschi e comparsate improvvise di demoni (ad Hollywood la suspance non deve mai mancare), che compariranno ogni qualvolta i personaggi cederanno al lato più "umano".
La scena stacca su Giuda che riceve dai sacerdoti ebrei i suoi 30 denari, ed è costretto a raccoglierli da terra, come un'elemosina, ed a consegnare il suo Maestro alla morte.
Si ritorna al Getsemani, Gesù è sfinito, i suoi discepoli lo lasciano solo. Persino Pietro, il più fedele; dalla narice di Satana (?) scaturisce una serpe, che si avvicina minacciosamente ad un Gesù completamente prono ed esposto alla tentazione... una pedata improvvisa, la serpe viene schiacciata, ed il primo round è concluso: Dio: 1, Satana: 0.
A mio avviso qua si conclude la scena più bella del film, che fino ad ora (nonostante la palese stucchevolezza delle tecniche di ripresa e degli intenti scenografici) riesce ad essere persino evocativo, ed in mano ad un altro regista avrebbe potuto dare il via a qualcosa di più.
Ma c'è Gibson dietro la telecamera, non dimenticatelo!
L'evento topico del Getsemani, ovvero il Bacio di Giuda, dà il via ad una sarabanda di botte, che lo sguardo sapiente dello spettatore saprà certamente ricondurre ad un ispiratorio "altrimenti ci arrabbiamo", in cui Pietro Black Mamba Segal (fra inquadrature "alla Matrix") riesce a districarsi, rubare la spada e ferire uno degli agenti-Smith. Qua il primo miracolo di Gesù: riattacca l'orecchio al nemico che cade in estasi.
La vicenda interpretabile classicamente nella chiave del "porgi l'altra guancia", nella pellicola viene sottolineata dal "Chi di spada ferisce, di spada perisce" pronunciato dal Salvatore.
Più che una proposta escatologica secondo Gibson è da intendersi quindi in senso pedagogico educativo, ed il soldato miracolato recita quindi il ruolo chiave di "bravo bambino che ha capito la lezione". Chissà se l'ha capita lo spettatore, o se ricascherà in una trappola cinematografica del genere!
Segue un'incredibile caduta di tono che sancisce definitivamente l'incapacità di fornire un'interpretazione organica della Storia, ma che ribadisce gli intenti del regista di accompagnare con truce sadismo il cammino del Figlio dell'Uomo verso il Calvario: Gesù viene schernito e picchiato dai soldati, durante il tragitto, e fatto volare (imbracato fra catene) giù da un ponte (il tutto completamente inventato e al di fuori da qualsiasi documentazione, sacra o apocrifa che sia); al termine della caduta Gibson non ci risparmia un CROCK di ossa lussate e fratturate ed un fugace incontro di sguardi con Giuda, interrotto solo da una sorta di lupo mannaro (?) che evidentemente transitava da quelle parti e che compare all'improvviso con gran sussulto dello spettatore (del resto è impossibile non accompagnare lo splatter con elementi horror).
Prima dell'interrogatorio sommario un flashback ci riporta alla gioventù del Salvatore, in cui faceva ancora body building ed aveva i muscoli oliati, e si rende protagonista di un momento faceto assieme a Maria (inventato dal regista) che probabilmente ha il solo scopo di rendere ancora più netto il contrasto con la violenza che esploderà di lì a breve.
Giusto il tempo per un respiro, siamo a 20 minuti di film, ed ecco Ponzio Pilato, la moglie che si sveglia dall'incubo, ed un centurione che lo avvisa di una sommossa notturna.
Processo sommario: molti hanno criticato la scena per il forte carattere antisemita, ma io devo essere sincero nell'ammettere di non aver riscontrato tanto l'intento antisemita quanto invece il tentativo di ricreare una sottospecie di processo sommario "alla talebana"; mi spiego meglio: il tutto è reso in modo macchiettistico (i cristiani belli e dolcissimi, gli ebrei brutti e cattivi), in cui la contrapposizione fra bene e male è talmente banale da dare facile adito ad accuse di antisemitismo, per quanto il tentativo di ricostruzione non sia tecnicamente malriuscito, ma ciò è SOLO CONSEGUENZA dell'incapacità di saper porre in atto la vicenda con la giusta oculatezza. Il risultato è un Sinedrio composto da ricchi, brutti e cattivissimi ebrei che sputazzano e percuotono ed umiliano il Messia, tutti vestiti con abiti buffissimi come delle sottospecie di Re Magi... NON TUTTI PERÒ: il patetismo di certe scene è tale che i tre ebrei "redenti", o per meglio dire che "passano dalla parte dei buoni", sono talmente caricaturali che (come sostiene Umberto Eco) sembra quasi che esclamino, rivolti allo spettatore: "ma staremo mica esagerando!?"
Vabbè, poverò Gesù, va a finire che viene condannato sommariamente da alcuni membri del Sinedrio cattivoni, chi l'avrebbe mai detto?!
Entrano in scena i soldati romani, che non sono veri e propri soldati romani, bensì l'idea che un accanito lettore di Asterix ha dei soldati romani; sono accompagnati dal "gubernator" (non Arnold Schwarzenegger bensì Ponzio Pilato, come direbbe Vittorio Zucconi); ammonito dalla moglie, il combattuto Pilato decide di evitare a tutti i costi la morte del Nazareno e, nella speranza di accontentare i cattivi e deformi ebrei, sottopone il protagonista al "flagellum" (scena ispirata credo dal "Jesus Christ Superstar", in quanto non ricordo di aver letto nulla di simile nei Vangeli).
Dal momento della flagellazione in poi il film diventa un'introduzione all'immaginario personale dell'autore sulle diverse tipologie di carne utilizzate da McDonald, rappresentata visivamente nella trasformazione del Figlio di Dio in un hamburger.
Due le scene degne di nota (dal punto di vista comico): un corvo degno del miglior Hitchcock cava brutalmente gli occhi a Dimaco, il ladrone miscredente, sul Calvario; una scena che forse ci si aspettava in uno slash movie... ma in fondo questo è proprio uno slash movie con tutti i crismi del genere. Seconda scena chiave: la perforazione del costato del Salvatore è seguita da uno spruzzo rivoltante di sangue non distante da quelli che si possono ammirare nei Jap-movie di Takeshi Kitano, Takashi Miike o Kinji Fukasaku. Qualsiasi cosa il regista australiano abbia capito delle Scritture non mi capacito come possa richiamare visualmente il massacro degli "88 folli" nel primo volume di Kill Bill.
In una parentesi non tanto influenzata visivamente dai dipinti del nostro Rinascimento quanto dal cinema di George Romero, per gli amanti del finale a sorpresa Gesù risorge.

Commento:
Al di là della repellente manovra commerciale coronata nello sfruttamento di una pubblicità gratuita in corso da ormai 2000 anni, ci tengo a precisare una cosa: dal punto di vista della realizzazione tecnica il film è girato in modo INECCEPIBILE. Positiva anche la scelta, a mio avviso, di restituire ai personaggi il linguaggio proprio del contesto in cui si sono "svolte" ipoteticamente le vicende.
La mia critica muove su tutt'altro fronte.
Innanzitutto: come possiamo inquadrare il film? È un film storico? È un film religioso?
Chiaramente non è un film storico, in quanto la fonte più netta di ispirazione è un miscuglio di Vangeli, che non rappresentano alcuna forma di documentazione storica.
Oggigiorno solo un pazzo integralista come Mel Gibson può arrivare a rilasciare un'intervista in cui sostiene che le Scritture rappresentino testimonianza di chi quelle cose le ha vissute e viste con i propri occhi; quasi tutti gli storici sono infatti concordi nel sostenere che i vangeli siano di molte generazioni successivi alla presunta figura del "Cristo" (a sua volta figura NON STORICA). Quando il regista sostiene pubblicamente che il suo progetto sia la realizzazione di un film storico, non si può fare altro che sorridere di questo fatto: non è più storico di "Troy", "Alexander" o "Tiramolla".
Del resto mi pare assurdo cercare di inquadrarlo in un'ottica religiosa, per diversi motivi: innanzitutto gli avvenimenti sono narrati con la consapevolezza di un chierichetto che ha appena fatto i suoi primi Sacramenti, e con la finezza di Mike Tyson con un orecchio reciso e sanguinante in bocca; in secondo luogo non è sottolineato alcun messaggio di fondo della Cristianità, e forse... dico forse... solo il messaggio più integralista della Cattolicità: Gibson umilia psicologicamente lo spettatore mostrandogli nella sua interezza (fittizia) quanto il Salvatore ha sofferto per lui, e lo rende copartecipe di quella sofferenza; il "vero" Cattolico è spinto quindi a farsi carico della sofferenza per espiare i propri peccati COSÌ COME Gesù fece questo per noi; "ESSERE CATTOLICI SIGNIFICA ESSERE FLAGELLATI".
Dando però in questo modo così poco spazio alla tematica della redenzione, lascia il messaggio spoglio di ogni tipo di trascendenza; Gibson fa avvenire miracoli, condisce la vicenda con apparizioni del demonio, e fa accadere cose "trascendenti" in contesti assai poco trascendenti e scevri di simbologia e significato, se non opportunamente banalizzati da scene a dir poco grottesche; più che di trascendenza si può parlare di "magia", ed è una confusione in termini che tipicamente si riscontra nelle visioni spirituali integraliste.
Forse il film va visto proprio in chiave inconsapevolmente grottesca: un Mel Bravehearth Gibson del tutto irriverente , al di là delle sue assurde dichiarazioni, ha in realtà deciso di non risparmiare le tecniche narrative più violente per rappresentare in chiave catartica il "massacro del figlio di Dio", in un Grand Guignol di spruzzi di sangue, fratture e lussazioni ossee.
Supponendo anche che sia così, subentra un problema alquanto serio, ovvero lo scollamento tra l'artista ed il pubblico fruitore, per mezzo di un'opera d'arte mal indirizzata: la causa di questa mancanza è l'ignoranza sulle tematiche trattate (se non del regista, quantomeno) del pubblico a cui si rivolge. L'ignoranza del regista si può riscontrare, assumendo che non sia una manovra pubblicitaria, nelle spericolate dichiarazioni ed interviste sulla "storicità del suo film"; quella del pubblico invece si è più volte manifestata, dopo l'uscita del film, in quei fruitori realmente convinti della veridicità e "cristianità" del messaggio, e nell'eccessivo fenomeno mediatico che ne è derivato.
Se il referente del messaggio trova corrispondenza con l'autore per mezzo dell'opera, l'ottica in cui è da vedersi il film è vicina ad un “tripudio” di ignoranza; diversamente, se è così netto lo scollamento tra gli intenti del regista ed il pubblico, allora il film non è altro che un "idea mancata", od ancor peggio una semplice manovra commerciale.

Paese: U.S.A.
Attori principali: James Caviezel, Maia Morgenstern, Monica Bellucci
Genere: Horror
A chi è consigliato: Agli integralisti, agli amanti dello "splatter & gore".
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Reperibilità: Altissima
Voto: s.v.