Corre l'anno del Signore 2004, e 9 anni sono trascorsi dal secondo film di Mel Gibson come regista (Breaveheart); provate ad immaginare una scena di questo tipo: Gesù comodamente seduto a casa sua, davanti al televisore, che guarda "The Patriot"; una scena truculenta ogni 20 secondi...
Poi al notiziario scopre che Mel Mad-Max Gibson ha deciso di girare un film sulla Passione... BRRRRRRR!!
Chissà come si dev'essere sentito in quel momento...
Il film non è altro che un collage di eventi estrapolati in modo assolutamente soggettivo dai vari Vangeli (sacri ed apocrifi) rappresentati secondo la loro interpretazione LETTERALE (quella ormai rifiutata persino dalla Chiesa Romana, tanto per intenderci), ai quali fanno da collante narrativo una miscela di eventi fantastici (inventati di sana pianta da una "maga visionaria" del '900, rifiutati anch'essi dalla Chiesa) e di vicende completamente rielaborate dallo stesso Gibson (visti i suoi precedenti direi che rispettano comunque il suo gusto personale).
Il film ha la qualità di coinvolgere lo spettatore nella "passione" durante il corso delle ultime 12 ore di vita del Cristo, ma chiaramente la passione non è generata dal coinvolgimento emotivo bensì dalla vera e propria sofferenza dello spettatore, la cui intelligenza è offesa dalla truculenza splatter & gore, la retorica non lontana dal riferimento cartoonesco o fumettistico, e la falsificazione storica; in altre parole è un film che spesso degenera nella cosiddetta autopunizione cinematografica dello spettatore flagellante, che spera così di scalare le vette del Purgatorio ed espiare i propri peccati.
Trama:
Per chi non conoscesse la trama (ahah!), la vicenda comincia nel Getsemani, Orto degli Ulivi.
Gesù piange e suda sangue.
Nell'interpretazione canonica questo prelude la Passione ed il Martirio, ovvero Cristo è lacerato dalla consapevolezza di dover affrontare lo strazio, e la sofferenza è tale da essere simbolicamente individuata nel pianto e nel sanguinamento sincretizzati in un unico atto che dà il drammatico avvio alla Passione.
Visto il seguito del film, e constatato che Gesù perderà almeno 200 litri di sangue, capiamo invece il vero motivo per cui gli sprizza sangue dagli occhi e dai pori: poiché un corpo umano non contiene più di 6 litri di sangue, ecco che tutto risulta assolutamente chiaro! Gesù non sta piangendo: a Gesù stanno sprizzando i 194 litri di sangue in eccesso dagli orifizi del corpo! È un problema di pressione!
Poco lontano compare una sorta di Marylin Manson (Satana negli intenti del regista), che da questo momento in poi avrà il ruolo per nulla velato di tentatore nei momenti più cupi della Passione.
Simbolicamente il Maligno è individuato da tale essere, sessualmente ambiguo, e (come nell'iconografia classica) da serpi, spiritelli fanciulleschi e comparsate improvvise di demoni (ad Hollywood la suspance non deve mai mancare), che compariranno ogni qualvolta i personaggi cederanno al lato più "umano".
La scena stacca su Giuda che riceve dai sacerdoti ebrei i suoi 30 denari, ed è costretto a raccoglierli da terra, come un'elemosina, ed a consegnare il suo Maestro alla morte.
Si ritorna al Getsemani, Gesù è sfinito, i suoi discepoli lo lasciano solo. Persino Pietro, il più fedele; dalla narice di Satana (?) scaturisce una serpe, che si avvicina minacciosamente ad un Gesù completamente prono ed esposto alla tentazione... una pedata improvvisa, la serpe viene schiacciata, ed il primo round è concluso: Dio: 1, Satana: 0.
A mio avviso qua si conclude la scena più bella del film, che fino ad ora (nonostante la palese stucchevolezza delle tecniche di ripresa e degli intenti scenografici) riesce ad essere persino evocativo, ed in mano ad un altro regista avrebbe potuto dare il via a qualcosa di più.
Ma c'è Gibson dietro la telecamera, non dimenticatelo!
L'evento topico del Getsemani, ovvero il Bacio di Giuda, dà il via ad una sarabanda di botte, che lo sguardo sapiente dello spettatore saprà certamente ricondurre ad un ispiratorio "altrimenti ci arrabbiamo", in cui Pietro Black Mamba Segal (fra inquadrature "alla Matrix") riesce a districarsi, rubare la spada e ferire uno degli agenti-Smith. Qua il primo miracolo di Gesù: riattacca l'orecchio al nemico che cade in estasi.
La vicenda interpretabile classicamente nella chiave del "porgi l'altra guancia", nella pellicola viene sottolineata dal "Chi di spada ferisce, di spada perisce" pronunciato dal Salvatore.
Più che una proposta escatologica secondo Gibson è da intendersi quindi in senso pedagogico educativo, ed il soldato miracolato recita quindi il ruolo chiave di "bravo bambino che ha capito la lezione". Chissà se l'ha capita lo spettatore, o se ricascherà in una trappola cinematografica del genere!
Segue un'incredibile caduta di tono che sancisce definitivamente l'incapacità di fornire un'interpretazione organica della Storia, ma che ribadisce gli intenti del regista di accompagnare con truce sadismo il cammino del Figlio dell'Uomo verso il Calvario: Gesù viene schernito e picchiato dai soldati, durante il tragitto, e fatto volare (imbracato fra catene) giù da un ponte (il tutto completamente inventato e al di fuori da qualsiasi documentazione, sacra o apocrifa che sia); al termine della caduta Gibson non ci risparmia un CROCK di ossa lussate e fratturate ed un fugace incontro di sguardi con Giuda, interrotto solo da una sorta di lupo mannaro (?) che evidentemente transitava da quelle parti e che compare all'improvviso con gran sussulto dello spettatore (del resto è impossibile non accompagnare lo splatter con elementi horror).
Prima dell'interrogatorio sommario un flashback ci riporta alla gioventù del Salvatore, in cui faceva ancora body building ed aveva i muscoli oliati, e si rende protagonista di un momento faceto assieme a Maria (inventato dal regista) che probabilmente ha il solo scopo di rendere ancora più netto il contrasto con la violenza che esploderà di lì a breve.
Giusto il tempo per un respiro, siamo a 20 minuti di film, ed ecco Ponzio Pilato, la moglie che si sveglia dall'incubo, ed un centurione che lo avvisa di una sommossa notturna.
Processo sommario: molti hanno criticato la scena per il forte carattere antisemita, ma io devo essere sincero nell'ammettere di non aver riscontrato tanto l'intento antisemita quanto invece il tentativo di ricreare una sottospecie di processo sommario "alla talebana"; mi spiego meglio: il tutto è reso in modo macchiettistico (i cristiani belli e dolcissimi, gli ebrei brutti e cattivi), in cui la contrapposizione fra bene e male è talmente banale da dare facile adito ad accuse di antisemitismo, per quanto il tentativo di ricostruzione non sia tecnicamente malriuscito, ma ciò è SOLO CONSEGUENZA dell'incapacità di saper porre in atto la vicenda con la giusta oculatezza. Il risultato è un Sinedrio composto da ricchi, brutti e cattivissimi ebrei che sputazzano e percuotono ed umiliano il Messia, tutti vestiti con abiti buffissimi come delle sottospecie di Re Magi... NON TUTTI PERÒ: il patetismo di certe scene è tale che i tre ebrei "redenti", o per meglio dire che "passano dalla parte dei buoni", sono talmente caricaturali che (come sostiene Umberto Eco) sembra quasi che esclamino, rivolti allo spettatore: "ma staremo mica esagerando!?"
Vabbè, poverò Gesù, va a finire che viene condannato sommariamente da alcuni membri del Sinedrio cattivoni, chi l'avrebbe mai detto?!
Entrano in scena i soldati romani, che non sono veri e propri soldati romani, bensì l'idea che un accanito lettore di Asterix ha dei soldati romani; sono accompagnati dal "gubernator" (non Arnold Schwarzenegger bensì Ponzio Pilato, come direbbe Vittorio Zucconi); ammonito dalla moglie, il combattuto Pilato decide di evitare a tutti i costi la morte del Nazareno e, nella speranza di accontentare i cattivi e deformi ebrei, sottopone il protagonista al "flagellum" (scena ispirata credo dal "Jesus Christ Superstar", in quanto non ricordo di aver letto nulla di simile nei Vangeli).
Dal momento della flagellazione in poi il film diventa un'introduzione all'immaginario personale dell'autore sulle diverse tipologie di carne utilizzate da McDonald, rappresentata visivamente nella trasformazione del Figlio di Dio in un hamburger.
Due le scene degne di nota (dal punto di vista comico): un corvo degno del miglior Hitchcock cava brutalmente gli occhi a Dimaco, il ladrone miscredente, sul Calvario; una scena che forse ci si aspettava in uno slash movie... ma in fondo questo è proprio uno slash movie con tutti i crismi del genere. Seconda scena chiave: la perforazione del costato del Salvatore è seguita da uno spruzzo rivoltante di sangue non distante da quelli che si possono ammirare nei Jap-movie di Takeshi Kitano, Takashi Miike o Kinji Fukasaku. Qualsiasi cosa il regista australiano abbia capito delle Scritture non mi capacito come possa richiamare visualmente il massacro degli "88 folli" nel primo volume di Kill Bill.
In una parentesi non tanto influenzata visivamente dai dipinti del nostro Rinascimento quanto dal cinema di George Romero, per gli amanti del finale a sorpresa Gesù risorge.
Commento:
Al di là della repellente manovra commerciale coronata nello sfruttamento di una pubblicità gratuita in corso da ormai 2000 anni, ci tengo a precisare una cosa: dal punto di vista della realizzazione tecnica il film è girato in modo INECCEPIBILE. Positiva anche la scelta, a mio avviso, di restituire ai personaggi il linguaggio proprio del contesto in cui si sono "svolte" ipoteticamente le vicende.
La mia critica muove su tutt'altro fronte.
Innanzitutto: come possiamo inquadrare il film? È un film storico? È un film religioso?
Chiaramente non è un film storico, in quanto la fonte più netta di ispirazione è un miscuglio di Vangeli, che non rappresentano alcuna forma di documentazione storica.
Oggigiorno solo un pazzo integralista come Mel Gibson può arrivare a rilasciare un'intervista in cui sostiene che le Scritture rappresentino testimonianza di chi quelle cose le ha vissute e viste con i propri occhi; quasi tutti gli storici sono infatti concordi nel sostenere che i vangeli siano di molte generazioni successivi alla presunta figura del "Cristo" (a sua volta figura NON STORICA). Quando il regista sostiene pubblicamente che il suo progetto sia la realizzazione di un film storico, non si può fare altro che sorridere di questo fatto: non è più storico di "Troy", "Alexander" o "Tiramolla".
Del resto mi pare assurdo cercare di inquadrarlo in un'ottica religiosa, per diversi motivi: innanzitutto gli avvenimenti sono narrati con la consapevolezza di un chierichetto che ha appena fatto i suoi primi Sacramenti, e con la finezza di Mike Tyson con un orecchio reciso e sanguinante in bocca; in secondo luogo non è sottolineato alcun messaggio di fondo della Cristianità, e forse... dico forse... solo il messaggio più integralista della Cattolicità: Gibson umilia psicologicamente lo spettatore mostrandogli nella sua interezza (fittizia) quanto il Salvatore ha sofferto per lui, e lo rende copartecipe di quella sofferenza; il "vero" Cattolico è spinto quindi a farsi carico della sofferenza per espiare i propri peccati COSÌ COME Gesù fece questo per noi; "ESSERE CATTOLICI SIGNIFICA ESSERE FLAGELLATI".
Dando però in questo modo così poco spazio alla tematica della redenzione, lascia il messaggio spoglio di ogni tipo di trascendenza; Gibson fa avvenire miracoli, condisce la vicenda con apparizioni del demonio, e fa accadere cose "trascendenti" in contesti assai poco trascendenti e scevri di simbologia e significato, se non opportunamente banalizzati da scene a dir poco grottesche; più che di trascendenza si può parlare di "magia", ed è una confusione in termini che tipicamente si riscontra nelle visioni spirituali integraliste.
Forse il film va visto proprio in chiave inconsapevolmente grottesca: un Mel Bravehearth Gibson del tutto irriverente , al di là delle sue assurde dichiarazioni, ha in realtà deciso di non risparmiare le tecniche narrative più violente per rappresentare in chiave catartica il "massacro del figlio di Dio", in un Grand Guignol di spruzzi di sangue, fratture e lussazioni ossee.
Supponendo anche che sia così, subentra un problema alquanto serio, ovvero lo scollamento tra l'artista ed il pubblico fruitore, per mezzo di un'opera d'arte mal indirizzata: la causa di questa mancanza è l'ignoranza sulle tematiche trattate (se non del regista, quantomeno) del pubblico a cui si rivolge. L'ignoranza del regista si può riscontrare, assumendo che non sia una manovra pubblicitaria, nelle spericolate dichiarazioni ed interviste sulla "storicità del suo film"; quella del pubblico invece si è più volte manifestata, dopo l'uscita del film, in quei fruitori realmente convinti della veridicità e "cristianità" del messaggio, e nell'eccessivo fenomeno mediatico che ne è derivato.
Se il referente del messaggio trova corrispondenza con l'autore per mezzo dell'opera, l'ottica in cui è da vedersi il film è vicina ad un “tripudio” di ignoranza; diversamente, se è così netto lo scollamento tra gli intenti del regista ed il pubblico, allora il film non è altro che un "idea mancata", od ancor peggio una semplice manovra commerciale.
Paese: U.S.A.
Attori principali: James Caviezel, Maia Morgenstern, Monica Bellucci
Genere: Horror
A chi è consigliato: Agli integralisti, agli amanti dello "splatter & gore".
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Reperibilità: Altissima
Voto: s.v.