Il Premier, "l'uomo della Provvidenza"
Voglio chiudere definitivamente il discorso aperto sul Referendum Costituzionale, sperando di farlo in modo più esauriente possibile.
Innanzitutto voglio cominciare col fare una considerazione introduttiva, affinché non venga mai dimenticato lo "spirito civico" con cui andremo a votare: questo referendum tocca una sfera della politica che è di livello più fondamentale di quello parlamentare o governativo; si vota sulla riforma della Carta Costituzionale, ovvero sul documento che tutela le norme ed i limiti della nostra Repubblica Democratica, e la Destra e la Sinistra in tutto questo non c'entrano NULLA.
Per intenderci, è come se in America si andasse a votare sulla Carta Costituzionale firmata da Washington o se in Inghilterra si volesse modificare la Magna Carta; in ambedue i casi non saprei immaginare uno scontro aperto di Repubblicani e Democratici o di Laburisti e Conservatori, rispettivamente; ognuno prenderebbe la cosa seriamente e cercherebbe di analizzare le ragioni e le motivazioni.
Chiaramente in Italia siamo sotto regime mediatico, quindi nessuno va a spiegarti le ragioni di ciò che accade, a meno che tu non vada a spulciarti le motivazioni e ti ricostruisca da solo ciò che sta (speriamo di no) per succedere.
Un'altra piccola considerazione: è un referendum confermativo, quindi non c'è quorum, quindi bisogna andare a votare per far valere le proprie ragioni; ciò implica che bisogna AVERLE, le ragioni, quindi bisogna studiare cosa si sta andando a votare.
Entriamo nel merito della riforma costituzionale, e cerchiamo di capire quali sono le ragioni che possono spingere a modificare una Carta Costituzionale che ha il compito di esprimere i criteri con cui sono strutturate le nostre maggiori istituzioni.
Poiché la Costituzione altro non fa che descrivere la Struttura Istituzionale Italiana, una modifica di questa, diciamo, dovrebbe teoricamente portare ad una risoluzione di (almeno) parte dei problemi dell'Italia (altrimenti sarebbe futile), ma ciò logicamente conduce alla conclusione che (almeno) parte dei problemi dell'Italia siano da imputare alla struttura delle Istituzioni.
Non dico, certo, che la Struttura Istituzionale Italiana sia perfetta, è chiaro, però che è completamente folle attribuire anche solo parte dei problemi italiani a questa, in quanto in Italia i problemi "sono di ordine politico, economico e culturale, e non dipendono assolutamente dai 139 articoli della Costituzione! Sfido chiunque a trovare un collegamento tra Costituzione vigente e disoccupazione, delinquenza, evasione fiscale, scarso senso civico degli italiani, disonestà dei politici, eccessiva burocrazia, livello culturale, moralità del Paese, capacità industriale ed imprenditoriale, conflitto di interessi, carceri piene, immigrazione clandestina, ospedali che non funzionano... Questi, che sono alcuni tra i veri problemi dell'Italia, non sono risolvibili da alcuna riforma costituzionale!", per usare le parole di Emanuele Lombardi.
Ma allora, visto che i problemi radicali e radicati in Italia sono praticamente tutti risolvibili a livello parlamentare perché modificare la Costituzione in 53 punti su 139? Che senso ha tutto questo?
Cerchiamo di capire a cosa può portare la vittoria del "sì" al referendum.
Le modifiche sostanziali sono quelle che istituiscono il cosiddetto Premierato Assoluto, la sparizione di fatto di una delle due camere e la nascita del cosiddetto "Senato Federale", ed il nuovo ruolo del Presidente della Repubblica.
Non voglio soffermarmi sulla demagogia che ruota intorno al Senato Federale, questo lo lascio fare a Rutelli e a Fini; preferisco incentrare l'attenzione sul premierato.
Il Premier, non ha più compiti coordinativi, come li aveva il Presidente del Consiglio, ma ha funzione di "dirigente" dell'Esecutivo.
Ad oggi i suoi poteri sono ampiamente delimitati dal Presidente della Repubblica che nomina i ministri sotto sua indicazione; se vince il "sì" potrà scegliere, nominare, revocare i "suoi ministri" senza alcuna tutela o limite di questo potere.
L'elezione del premier avviene mediante conferma popolare, e non attraverso la FIDUCIA della Camera.
Questa in prima battuta sembrerebbe essere una cosa buona: esempio di democrazia diretta... ma anche Adolf Hitler è stato eletto democraticamente e "voluto dal popolo", e così Benito Mussolini. Il problema non è avere il consenso popolare, ma avere delle limitazioni che salvaguardino la democrazia.
L'ITALIA è UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA fondata sul lavoro.
LA SOVRANITà appartiene al POPOLO, che la esercita NELLE FORME E NEI LIMITI della Costituzione.
I Limiti e le Forme che la Costituzione propone sono strutturate in modo tale che non esista MAI un'Istituzione, che per quanto eletta a gran consenso popolare, non sia a sua volta limitata da un'altra Istituzione.
Un po' come nel poker, in cui non si può essere MAI sicuri di vincere: la scala reale all'asso è battuta dalla scala reale alla carta più bassa. Questo perché nessun giocatore deve essere SICURO DI VINCERE. Se un giocatore avesse la certezza assoluta di vittoria si porterebbe via tutto il banco, è chiaro!
Perché nel poker c'è questa garzanzia e nelle istituzioni non ci dev'essere?
Il populismo richiamato dall'elezione popolare del Premier (che fa sembrare il tutto più democratico) viene drammaticamente alla luce quando si cerca di spaccare i blocchi imposti al ruolo ed ai poteri del Premier dalla Costituzione, perché di questo si tratta.
Veniamo al nodo cruciale: la fiducia.
Un Premier che dovesse trovarsi in una sfiducia "di fatto", non potrebbe essere destituito, a meno che le camere non vadano incontro a scioglimento; in alternativa l'unico modo di evitare il voto è che la mozione di sfiducia designi un nuovo Primo Ministro (PM) e che sia proposta ed approvata da parte dei deputati appartenenti alla maggioranza espressa dalle elezioni in numero non inferiore alla maggioranza dei componenti della Camera... la sfiducia diventa di fatto un atto autodistruttivo della Camera nella quasi totalità dei casi, oppure in altre parole, il Premier non può essere sfiduciato. L'opposizione inoltre NON HA RUOLO NELLA PROCEDURA DI SFIDUCIA.
Da qui si può concludere che il Parlamento non ha nei fatti la capacità di limitare i poteri del Primo Ministro.
Non solo, si crea un doppio filo di "ricatti politici" che permettono all'Esecutivo "capeggiato" dal Premier di avere una sorta di fiducia perenne per tutto il mandato, e questa è una ulteriore LIMITAZIONE DEL POTERE ESECUTIVO SU QUELLO LEGISLATIVO.
Ma a questo Premier, i poteri non bastano ancora... il potere più grande, immenso, che può avere una figura istituzionale, è la possibilità di sciogliere le Camere. Oggi questo potere è del Presidente della Repubblica.
Domani, se vincerà il "sì", questo potere l'avrà in mano il Premier.
Il Premier può obbligare il Presidente della Repubblica a sciogliere le Camere.
Il viceversa non sarà più vero, ovvero il Presidente della Repubblica PERDE il diritto di sciogliere le Camere e di "autorizzare la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo."
Da qui si può concludere che il Presidente della Repubblica non ha la capacità di limitare i poteri del Primo Ministro.
Se non il Parlamento o il Presidente della Repubblica, chi potrà allora limitarne i poteri?
Ovviamente lo scopo del premierato è quello di accentrare il Potere Esecutivo e Legislativo nelle mani di un unica personalità chiamata Premier.
Tutte le volte che l'Esecutivo mira ad inglobare in sè altri poteri, si ha quello che tecnicamente è un tentativo di regime, e quando questo avviene si ha quello che tecnicamente è definito regime.
Innanzitutto voglio cominciare col fare una considerazione introduttiva, affinché non venga mai dimenticato lo "spirito civico" con cui andremo a votare: questo referendum tocca una sfera della politica che è di livello più fondamentale di quello parlamentare o governativo; si vota sulla riforma della Carta Costituzionale, ovvero sul documento che tutela le norme ed i limiti della nostra Repubblica Democratica, e la Destra e la Sinistra in tutto questo non c'entrano NULLA.
Per intenderci, è come se in America si andasse a votare sulla Carta Costituzionale firmata da Washington o se in Inghilterra si volesse modificare la Magna Carta; in ambedue i casi non saprei immaginare uno scontro aperto di Repubblicani e Democratici o di Laburisti e Conservatori, rispettivamente; ognuno prenderebbe la cosa seriamente e cercherebbe di analizzare le ragioni e le motivazioni.
Chiaramente in Italia siamo sotto regime mediatico, quindi nessuno va a spiegarti le ragioni di ciò che accade, a meno che tu non vada a spulciarti le motivazioni e ti ricostruisca da solo ciò che sta (speriamo di no) per succedere.
Un'altra piccola considerazione: è un referendum confermativo, quindi non c'è quorum, quindi bisogna andare a votare per far valere le proprie ragioni; ciò implica che bisogna AVERLE, le ragioni, quindi bisogna studiare cosa si sta andando a votare.
Entriamo nel merito della riforma costituzionale, e cerchiamo di capire quali sono le ragioni che possono spingere a modificare una Carta Costituzionale che ha il compito di esprimere i criteri con cui sono strutturate le nostre maggiori istituzioni.
Poiché la Costituzione altro non fa che descrivere la Struttura Istituzionale Italiana, una modifica di questa, diciamo, dovrebbe teoricamente portare ad una risoluzione di (almeno) parte dei problemi dell'Italia (altrimenti sarebbe futile), ma ciò logicamente conduce alla conclusione che (almeno) parte dei problemi dell'Italia siano da imputare alla struttura delle Istituzioni.
Non dico, certo, che la Struttura Istituzionale Italiana sia perfetta, è chiaro, però che è completamente folle attribuire anche solo parte dei problemi italiani a questa, in quanto in Italia i problemi "sono di ordine politico, economico e culturale, e non dipendono assolutamente dai 139 articoli della Costituzione! Sfido chiunque a trovare un collegamento tra Costituzione vigente e disoccupazione, delinquenza, evasione fiscale, scarso senso civico degli italiani, disonestà dei politici, eccessiva burocrazia, livello culturale, moralità del Paese, capacità industriale ed imprenditoriale, conflitto di interessi, carceri piene, immigrazione clandestina, ospedali che non funzionano... Questi, che sono alcuni tra i veri problemi dell'Italia, non sono risolvibili da alcuna riforma costituzionale!", per usare le parole di Emanuele Lombardi.
Ma allora, visto che i problemi radicali e radicati in Italia sono praticamente tutti risolvibili a livello parlamentare perché modificare la Costituzione in 53 punti su 139? Che senso ha tutto questo?
Cerchiamo di capire a cosa può portare la vittoria del "sì" al referendum.
Le modifiche sostanziali sono quelle che istituiscono il cosiddetto Premierato Assoluto, la sparizione di fatto di una delle due camere e la nascita del cosiddetto "Senato Federale", ed il nuovo ruolo del Presidente della Repubblica.
Non voglio soffermarmi sulla demagogia che ruota intorno al Senato Federale, questo lo lascio fare a Rutelli e a Fini; preferisco incentrare l'attenzione sul premierato.
Il Premier, non ha più compiti coordinativi, come li aveva il Presidente del Consiglio, ma ha funzione di "dirigente" dell'Esecutivo.
Ad oggi i suoi poteri sono ampiamente delimitati dal Presidente della Repubblica che nomina i ministri sotto sua indicazione; se vince il "sì" potrà scegliere, nominare, revocare i "suoi ministri" senza alcuna tutela o limite di questo potere.
L'elezione del premier avviene mediante conferma popolare, e non attraverso la FIDUCIA della Camera.
Questa in prima battuta sembrerebbe essere una cosa buona: esempio di democrazia diretta... ma anche Adolf Hitler è stato eletto democraticamente e "voluto dal popolo", e così Benito Mussolini. Il problema non è avere il consenso popolare, ma avere delle limitazioni che salvaguardino la democrazia.
L'ITALIA è UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA fondata sul lavoro.
LA SOVRANITà appartiene al POPOLO, che la esercita NELLE FORME E NEI LIMITI della Costituzione.
I Limiti e le Forme che la Costituzione propone sono strutturate in modo tale che non esista MAI un'Istituzione, che per quanto eletta a gran consenso popolare, non sia a sua volta limitata da un'altra Istituzione.
Un po' come nel poker, in cui non si può essere MAI sicuri di vincere: la scala reale all'asso è battuta dalla scala reale alla carta più bassa. Questo perché nessun giocatore deve essere SICURO DI VINCERE. Se un giocatore avesse la certezza assoluta di vittoria si porterebbe via tutto il banco, è chiaro!
Perché nel poker c'è questa garzanzia e nelle istituzioni non ci dev'essere?
Il populismo richiamato dall'elezione popolare del Premier (che fa sembrare il tutto più democratico) viene drammaticamente alla luce quando si cerca di spaccare i blocchi imposti al ruolo ed ai poteri del Premier dalla Costituzione, perché di questo si tratta.
Veniamo al nodo cruciale: la fiducia.
Un Premier che dovesse trovarsi in una sfiducia "di fatto", non potrebbe essere destituito, a meno che le camere non vadano incontro a scioglimento; in alternativa l'unico modo di evitare il voto è che la mozione di sfiducia designi un nuovo Primo Ministro (PM) e che sia proposta ed approvata da parte dei deputati appartenenti alla maggioranza espressa dalle elezioni in numero non inferiore alla maggioranza dei componenti della Camera... la sfiducia diventa di fatto un atto autodistruttivo della Camera nella quasi totalità dei casi, oppure in altre parole, il Premier non può essere sfiduciato. L'opposizione inoltre NON HA RUOLO NELLA PROCEDURA DI SFIDUCIA.
Da qui si può concludere che il Parlamento non ha nei fatti la capacità di limitare i poteri del Primo Ministro.
Non solo, si crea un doppio filo di "ricatti politici" che permettono all'Esecutivo "capeggiato" dal Premier di avere una sorta di fiducia perenne per tutto il mandato, e questa è una ulteriore LIMITAZIONE DEL POTERE ESECUTIVO SU QUELLO LEGISLATIVO.
Ma a questo Premier, i poteri non bastano ancora... il potere più grande, immenso, che può avere una figura istituzionale, è la possibilità di sciogliere le Camere. Oggi questo potere è del Presidente della Repubblica.
Domani, se vincerà il "sì", questo potere l'avrà in mano il Premier.
Il Premier può obbligare il Presidente della Repubblica a sciogliere le Camere.
Il viceversa non sarà più vero, ovvero il Presidente della Repubblica PERDE il diritto di sciogliere le Camere e di "autorizzare la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo."
Da qui si può concludere che il Presidente della Repubblica non ha la capacità di limitare i poteri del Primo Ministro.
Se non il Parlamento o il Presidente della Repubblica, chi potrà allora limitarne i poteri?
Ovviamente lo scopo del premierato è quello di accentrare il Potere Esecutivo e Legislativo nelle mani di un unica personalità chiamata Premier.
Tutte le volte che l'Esecutivo mira ad inglobare in sè altri poteri, si ha quello che tecnicamente è un tentativo di regime, e quando questo avviene si ha quello che tecnicamente è definito regime.
12 Comments:
la cosa si fa decisamente inquietante. rischiamo la dittatura e il brutto è che una fetta enorme degli italiani lo ignora e come al solito si farà plagiare da pseudo-prospettive economiche.
"Caro Quarkonio, il tuo pezzo è ok. La Costituzione determina pesi e
contrappesi che limitano l'uso del potere. La CdL vuole sbaraccare
tutto e trasformarci in una repubblica sudamericana, di quelle che piacciono a Gelli. Incrociamo le dita!
Ciao e buona estate.
Daniele"
Questa è la mail che ho ricevuto da Daniele Luttazzi oggi, e che nel ringraziarlo per la disponibilità, pubblico con orgoglio.
Sarà quello che NOI vorremmo che sia.
La Costituzione è roba nostra.
Il referendum costituzionale proposto è disarmante. Faccio fatica ad esprimere il mio dissenso senonchè dicendo 'Io Voto NO.'
Fatto: ora sono coglione e pure indegno di essere italiano.
cavolo,speriamo che quelli "indegni di essere italiani " siano tanti sennò davvero sono volatili per diabetici
Brrrrr…. Postare dopo Mr. Luttazzi da un po’ i brividi… cercherò di non dire troppe cazzate e di controllarmi con le cadute di stile…
1) Ma guarda che è riuscito a combinare Dott. Quarkonio… spero almeno vi serva a capire che NON sono cazzate ciò di cui si parla nel post… se ve lo dice “UnoCheStaInTelevisione” (anzi, non più; e non a caso!), magari fate anche lo sforzettino di leggere, non dico di capire…
2) Che cosa meravigliosa internet…
3) Credo che mi sia richiesto una specie di commento “tecnico” o giù di lì… che ridere! Quanto scritto da Marco è più che ok ed è più che sufficiente: ha avuto molta più voglia di me di tenersi informato. Ma vi scrivo a modo mio le due o tre cosette che mi scombussolano la mente al riguardo. Vado un po’ più indietro e forse sono anche un po’ palloso, ma sommatele a quelle di Marco e traetene conclusioni.
La nostra Costituzione è storicamente il prodotto di specifici eventi e di specifiche ideologie politiche: cattolici e sinistre, vincitori del secondo conflitto mondiale, non poterono che dare una forte impronta sociale, unitaria e parlamentare alla neonata architettura statale. Questo significa che le forze centriste e socialiste (tutte le sinistre tradizionali dentro questo nome) giocano senz’altro in un terreno a loro più congeniale, avendo contribuito alla sua formazione. Questo non vuol dire che la Costituzione non possa essere cambiata, che nuove istanze sociali possano essersi sviluppate nel mentre o che nuove forze politiche –se espressione di questi cambiamenti- non possano esprimerle. Anzi, probabilmente la nostra bellissima (una delle più innovative dell’ultimo secolo) Costituzione deve essere riscritta. Una struttura più razionale e alcuni passaggi più chiari (d’altronde era la prima in assoluto per noi…): rimane una Costituzione del secolo scorso per moltissimi versi, disfunzionale alla gestione di molti dei problemi attuali.
Sono anche d’accordo col sig. Lombardi (quindi con Marco) che non sia la Costituzione l’origine di tutti i nostri mali, anche perché son convinto che qualsiasi legge sia trasgredibile, qualsiasi quadro istituzionale perfettibile (e in questo caso, sì, posso dire d’aver studiato qualcosina…). E la nostra storia lo dimostra.
Allo stato attuale, non è il Presidente a “controllare” il Primo Ministro, ma il Parlamento che controlla il Governo nel suo insieme (fiducia e sfiducia, interrogazioni ai Ministri, etc.). Quindi chi controlla è il Parlamento, chi è controllato è il Governo. E’ vero che il “Primo” è più un coordinatore che un capo (anche se già le ultime riforme del primo governo Prodi ne rafforzavano i poteri, da cui l’etichetta sempre più trendy di “premier”; leggi Bassanini, credo). Ed è anche vero che non è facile assaporare la consistenza di queste azioni attraverso le sonnacchiose sedute parlamentari che ci propinano alla Tv, ma il “capo” allo stato attuale è e rimane il Parlamento. Questo è l’esito specifico della fobia antifascista di chi fece la Resistenza: rappresentanza il più ampia possibile (suffragio universale, maschile e femminile, limiti solo d’età e sanità mentale) per un controllo il più efficace possibile contro usurpazioni violente, ma apparentemente legali (Mussolini, come Hitler, entrarono nei rispettivi parlamenti LEGALMENTE). Certo oggi ci pare una paranoia pallosissima: chi mai vorrebbe sovvertire l’ordine dello Stato!? Eppure se guardiamo anche solo alla storia non recentissima del nostro paese (anni ‘70 e ’80, tra i tanti: rispettivamente BR e golpe Borghese; loggia P2), cioè apparentemente lontana dalle questioni odierne che ci coinvolgono da vicino, scopriamo che… a voi le conclusioni! (a me vengono brividi e vomito, semplicemente…). Certo: il meccanismo si è rivelato un po’ meno fluido del previsto e, con il tempo, è stato colpito da pura e semplice ipertrofia (come se masturbandoti troppo ti crescesse il cazzo): mille e una commissione, privilegi vergognosi, etc etc etc. Poi venne l’ondata “moralista” del ’92-’93, Tangentopoli e l’illusione di una “nuova era”. Il malcostume non cambiò, ma qualcosa a livello istituzionale sì: il sistema elettorale. Questo sì che era un esempio di qualcosa “sentito” (ma non “capito”…) dalla popolazione. La conseguenza fu che, con il tempo, si formarono due schieramenti politici (e la faccio breve): centro-destra e centro-sinistra. Ma questo significò anche che in maniera informale, ma sempre più consolidata, si è arrivati ad avere delle maggioranze sempre più solide, capaci di mantenere un governo in piedi fino alla fine delle legislatura. Così sono le cose (o lo erano prima della simpaticissima riforma elettorale della CdL). In altre parole: la “vecchia” Costituzione non ha impedito al sistema politico di evolversi e, a mio avviso, in meglio: ai tradizionali controlli s’è sommata una maggiore stabilità. Perché allora questa riforma!? Dimentichiamo che la scorsa riforma costituzionale (centro-sinistra) pur caoticamente già iniziò il cammino federalista!? Le risposte son semplici…
Come già dice Marco, non è questione di “destra” o “sinistra”. Non stiamo parlando di visioni della politica, ma di come vogliamo il nostro Stato, cioè quel recinto di regole entro il quale giochiamo (o crediamo di agire, ma questa è polemica…). Tuttavia, so chi leggerà questo blog e la questione è irrinunciabile.
E il problema della “latitanza di una destra” decente in Italia è un problema che reputo serio. Da un lato, non ha avuto la possibilità di svilupparsi organicamente perché ghettizzata, dall’altra è anche vero che poche sono le espressioni nel nostro paese di una destra che non sia fascista, per tradizione o per vocazione. E non è pura retorica: ci vogliono convincere che liberalismo sia abolizione dello Stato. Ci vogliono convincere che siamo inefficienti. Ci vogliono convincere che senza regole staremo meglio.
Tuttavia, il convento passa una destra quadripartita, questa è e questa rimane. Provo a capirci di più. Due di queste forze (AN e UDC) bene o male sono strutturalmente per lo Stato unitario: AN è erede –non è un’accusa; sono loro i primi a dirlo- del fascismo: un’Italia unita, forte, rappresentante del Nord industriale come del Sud agricolo. I secondi sono una delle tante costole della cassa toracica sfasciata che andava sotto il nome di Democrazia Cristiana. Un “partito fondatore” dell’attuale Costituzione oltre che quello che maggiormente l’ha piegata ai propri voleri.
Gli altri due sono fenomeni innovativi per l’Italia. La Lega sorge dall’entusiasmo isterico del ’92-’93, antesignana dei girotondini, è un’espressione “spontanea” del “nuovo” (nuovo nello stile: il manico e le ampolle; nuovo nei contenuti: il federalismo, appunto; nuovo nella base sociale: regionale e non di “classe”). Forza Italia nasce per riempire un vuoto “ideologico e politico”. Entrambi sono fenomeni “post-moderni” (eufemismo per “decadenti”): gente che va alla politica senza sapere nulla di politica. Trascinano con sé una riscrittura di tutti i codici della politica, inseriscono barzellette e insulti come elementi di decoro alle cattedrali delle loro cazzate.
4) Dopo aver rischiato l’arresto per “vilipendio” (sapete cos’è!?), vi dico che m’è piaciuto del post: a) lo sforzo di Marco (Cristo, rilassati e c’hai pure la ragazza… sarà per quello!? Scusa Robi…); b) è davvero abbastanza accurato
5) SPERO sia fuori discussione (oltre che fuori luogo), ricordarvi che: domenica DOVETE votare (non è perché un vostro diritto, non è perchè c’è morta gente per quella croce, non è perché ci caghiamo una barca di soldi ogni volta anziché costruire pozzi d’acqua o scuole in Africa, ma semplicemente perché –ne son sicuro- non avete UN CAZZO DA FARE!); vi prego di LEGGERE qualcosa prima di andare a votare e di farvi una VOSTRA opinione.
6) Scusate lo “stile”
Stavo per mollare a questo punto. Troppe idee da ordinare e troppe poche cose lette per avere argomentazioni vere. Ma ecco che il Prunazzo mi da ancora il dritto. Mi spiego: mi scivola il dito sulla rotella del mouse e… che meraviglia! Ecco quello che cercavo: Budget Bozzo!!
Ora: non mi soffermo su troppo facili insulti. Ma voglio che sia chiaro che non è il mio eroe e non c’ho la sua foto in camera, tutto quì. Che uomo! Ecco: pensate che secondo me l’Italia della nostra generazione l’hanno forgiata uomini come lui e pensate come ci vogliono rendere…
Mi spiego. Questi gli ingredienti per un bel Budget Bozzo sul tavolo di Pasqua. 1) Una buona cultura: o meglio, acculturazione nel senso di aver letto molto e essere capaci di accumulare tanti dati. Peccato che per me l’intellettuale sia altro e innanzitutto una persona che sa unire i fatti con logica e coerenza. Quindi che abbia una morale. Ma lui, a suo modo, ce l’ha… 2) Capacità retorica: ossia capacità di mistificare. Nel senso di creare misteri dove non ce ne sono, ma anche confondere le acque quando queste sono limpide. Ricordo che il pretozzo in questione è colui che ha parlato di qualcuno in termini di “Unto del Signore”, “espressione dello Spirito Santo”, etc etc (forse lo dice anche Marco da qualche parte). Sicuramente è un ideologo di Forza Italia, posto che con Confalonieri e altri è tra quelli che pianifica attorno a un tavolino la “discesa in campo”. (non che sia una colpa. Voglio solo sottolineare che non c’era spinta popolare). Intendiamoci: l’uomo è un profondo conoscitore della razza umana (ahimè, che miseria!): seppure usi tecniche che pure la Chiesa post-conciliarista sarebbe oggi in imbarazzo a utilizzare è lui il punto di incontro tra la schiavizzazione mentale cattolica e “il nuovo che avanza” sotto forma partitica. Tra tradizione e “innovazione” (!), insomma. Ed è lui che ci spiega qual è il legame tra un background cattolico e la virulenza fascista che striscia nella nostra cultura. (con questo –stavolta- non dico nulla contro la Chiesa, a parte: “ma perché non scomunicarlo!?”; credo ci siano tutti gli estremi necessari… fino ad ora solo ammonimenti… fa forse comodo!?).
Detto questo: ecco il punto. La poltiglia post-moderna! Il troiaio dialettico! Il trash assoluto! Considero Mr B e BB (Budget Bozzo, non Banda Bassotti o Blues Brothers o quello che volete) fenomeni assolutamente moderni, innovativi. Nel senso che hanno portato a un nuovo codice comunicativo. E’ inutile analizzare i loro discorsi sulla storia, sulla politica, sulla società. Parlano un’altra lingua per me. (Non voglio affatto dire che tra me e un elettore del centro-destra ci sia una differenza “antropologica”, Dio mio!). Sto solo dicendo che loro usano il linguaggio in chiave di marketing, cioè di vendita. Pare stupido, vero!? E’ un po’ quello che sto facendo io in questo momento… i concetti veri sono due: 1) siamo tutti con una flebo nel culo che chiamano “democrazia”; 2) come reagiamo!? Solo che ve lo sto dicendo in maniera complicata, con paroloni, un pacco di collegamenti interni e esterni che il vostro cervello non avrà mai molta voglia di ricostruire. Per uno della nostra generazione questo è facile in fondo. Tanta televisione, Pc, fumetti… è il metalinguaggio alla Eco, insomma. E’ quello che succede nei film. Ma in realtà, serve solo a NON DIRE NIENTE. O meglio: a comunicare tanto, ma essere così impegnati a farlo, da non avere il tempo per altro. E’ una questione economica: se sfrutto il mio tempo a criptare e decriptare messaggi e imparare nuovi codici, quando avrò il tempo di agire!? Il punto è che l’uomo (tendenzialmente in tutto il mondo) è sempre più capace di ragionare e per questo lo devi sempre più in-trattenere. D’altro canto fargli crescere aiuta a renderli sempre di più “enti economici”, cioè unità di consumo: cultura e natura, bene intellettuale e fisico. Perché oggi il nostro mondo è dominato dalla “parola”. Questo è il vero oggetto di scambio. Quando compro il mascarpone sto comprando anche la pubblicità che c’è dietro e appagando un senso di ansia indotto. Le discussioni di mia madre con le vicine (argh!), che pur di non sentir più parlare di mascarpone ne comprerei una tonnellata! Fosse pure radioattivo… fa niente se poi lo butto o muoio di diarrea o cancro… e intanto qualcuno muore perché soffocato dalle mosche sulla sua faccia (mangiare quelle, no!?). Ma è un’orribile finestra che mi si apre puntualmente all’ora di pranzo per essere richiusa non appena cago e c’ho nuovo spazio per il mascarpone. [Dov’è Dio in tutto questo!? Chi se ne fotte!?] Perché io sto morendo di mascarpone e quelli diventano cibo per mosche!? Vorrei che ci soffermassimo tutte le mattine sul rapporto mascarpone-mosche. O che ci pensaste all’improvviso, a tradimento come capita a me (come adesso)… Vi rendete conto che quei poveri Belzebub sono “parole” per noi!? Una farsa che serve a far circolare del denaro!? Uno dei tanti capolinea del sistema!? Vi rendete conto che a me di fare il barbone non me ne frega niente, ma quelli NON HANNO SCELTO!?
Ora, sporco di mascarpone e con le mosche che mi ronzano attorno alla testa, torniamo a Budget Bozzo e all’Italia.
E ora la mia ideuzza. Anni ’70. Volevano cambiare il mondo. Hanno cambiato solo il loro conto in banca. Hanno giunto zeri che, di per sé, nulla valgono, ma posti dopo altri numeri, cominciano a significare qualcosina… mezza Italia (Professori universitari, parlamentari, dirigenti amministrativi, liberi professionisti, giornalisti e intellettuali, manager vari) è oggi composta da ex sessantottini. Gente che voleva cambiare il mondo. Ma poi si è accorta che l’abito di marca non faceva schifo, la macchina possente neanche, lo stipendione pure. E sono lì dove sono per i contatti sviluppati in gioventù con l’una e l’altra parte. Si è abbandonata la lotta perché essa aveva raggiunto punte troppo alte (Br etc…)!? Forse… Ma oggi so solo che non c’è nessuno che può rappresentare i miei problemi e interpretare le mie esigenze. Fassino non va a farsi la spesa, quindi non sa come mi sento triste io dentro a un supermarket. Né intuisce l’ansia che mi crea l’idea di un futuro frustrante e piatto. Io mi sento parte di niente. Manco della mia famiglia. Lo chiamano “politicamente corretto”, ma per me è “sterilizzazione politica”, assuefazione, sonno indotto. Lo yacht di D’Alema mi crea convulsioni. Così come i suoi sorrisini semi-orgasmici di fronte a Condie. E mi creano spasmi Ferrara e Lerner, amici e nemici, liberali veri o presunti, eroi della comunicazione e servi di sé stessi, del loro passato e del loro presente. Non voglio la guerra civile, ma rivoglio il mio diritto ad alzare la voce. E non l’ennesimo sciopero, che è puro panem et circenses, un rito collettivo fatto per ammorbidire la mia lucidità. Una pasqua civile, irregolare, ma più frequente. Che mi da l’illusione di essere libero e di “contare”, quando i conti li hanno già fatti altri. Ma chi!? Gianni Budget Bozzo, ad esempio!
Il discorso è proprio questo e ha chiare origini nella politica comunicativa americana. Inflazione di informazioni, parole, dati. Non fa niente se veri o inventati. L’importante è che stanchino la popolazione pigra e intrattengano quella non pigra. Un muro comunicativo che annienta la comunicazione. Autismo. Contraddittori apparenti, in cui gli attori hanno spazio per discutere solo per far apparire la cosa più reale. Truman Show. Matrix.
Mi fa persino ridere che ci si soffermi ad analizzare le parole del Bozzo. Non puoi cercare coerenza in quello che dice. Senso!? Sì, mi fa senso! Perché queste serpi non s’aggirano nel terreno della nostra logica, ma cercano di installarne un’altra. Non sono discorsi politici, ma fuori dalla politica. Si presentano come innovativi, ma sono distruttivi. Barbari…
Ma anch’io sono vittima del sistema e lo so: il cinismo non aiuta e fa il loro gioco. Noia, stanchezza, pigrizia… fossi coerente non avrei scritto questo post.
Troppo esistenzialismo, ma sostanzialmente è corretto quello che dici; sulla politica-marketing scrissi questo un po' di tempo fa. Dagli uno sguardo e fammi sapere.
devi ammettere che il legame tra mascarpone e Budget Bozzo è immediato e intuitivo, però... mi interessa che pensi sullo yacht. E' esistenzialismo quello!?
Bhè, penso che per tappare le falle di quello yacth non bastino tutti i bambini morti nel Kosovo messi a tappo...
esatto. la costituzione non induce al malcostume, i 5 euro per caffè a Montecitorio non spiegano un morto in ospedale per mancata assistenza, un referendum sprecato non determina nuovi morti per fame nel mondo. Ma sono questi i paradossi da cui mi piace muovermi. Giochi mentali, forse. Ancora "parole"!? Anche. Ma è inutile pensare di salvare il mondo se s'è disposti a spendere 50 euro ogni sabato notte in birra e fumo (i miei -cari!?- colleghi di quì che probabilmente arriveranno alle NU; questo è arrivismo!, sciaccallaggio!).E w l'esistenzialismo!
Errore: non lo puoi uccidere. O lui o un altro, la merda si reincarna. Si riproduce infinitamente. Rinasce sempre fresca. Il trucco è eliminare le empatie. Cioè dalla testa delle persone la merda: il desiderio di comportarsi come lui. Un pò come IT, ma al contrario (ho visto il blog e notato che apprezzi parecchio il cinema): non si nutre delle tue paure, ma della tua invidia... i governanti merdosi tessono le loro tele perchè noi li nutriamo in qualche modo. Le BR sono inutili...
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